Cristiani come operai

Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.

Vedendo le folle, ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La mèsse è grande, ma pochi sono gli operai. Pregate dunque il Signore della mèsse che mandi degli operai nella sua mèsse». (Matteo 9:35-38)

(Podcast)

da discepoli ad apostoli

Gesù, pur nella sua ampia attività missionaria itinerante, non può raggiungere tutti i luoghi e le persone, e deciderà quindi di scegliere alcuni fra i discepoli e di mandarli al suo posto, da cui verrà il nome di apostoli, che vuol dire mandato, inviato. Infatti, subito dopo questo passo vengono indicati i nomi dei dodici. Ci sarà quindi un cambiamento, i discepoli sono quelli che seguono il maestro, ma gli apostoli sono quelli mandati dal maestro al suo posto.

E questo essere mandati dal Signore riguarda in realtà in prima persona tutti i cristiani perché dopo la Pentecoste tutti i cristiani saranno inviati e sostenuti dallo Spirito per annunciare Gesù Cristo. Non siamo quindi solo quelli che cercano bene o male di seguire Gesù nella propria vita, ma anche coloro che devono agire nei tempi e nei luoghi dove Il Signore li pone.

la compassione

Alla base di questo invio da parte di Gesù Cristo c’è la sua compassione per le folle, che sono stanche e sfinite, ma anche si potrebbe tradurre lacerate e buttate a terra.

Perché sono stanche e sfinite? Perché sono come pecore senza pastore, senza chi se ne prenda cura e dia loro una guida. E come nell’Antico Testamento l’immagine del buon pastore è da contrapporre ai cattivi pastori, a quelli cioè che con qualche autorità si approfittano della loro posizione; dobbiamo come cristiani non solo non invidiare i potenti, ma prestare molta attenzione ai potenti del mondo e alle logiche distruttive che essi portano avanti.

Ecco: Gesù Cristo ha compassione di queste folle affamate, sofferenti, ammalate o morenti, ma anche vittime dell’ingiustizia, dello sfruttamento economico, delle cattive politiche e del modo di vivere che, anche se apparentemente è ricco e soddisfacente, porta a crisi esistenziali.

la messe

Per capire la compassione di Gesù, guardiamo a come Gesù trasforma l’immagine delle messe. Questa immagine biblica infatti era in origine immagine di giudizio, arriva il mietitore con la falce e taglia via i peccatori…Con Gesù, invece, diviene annuncio di salvezza. Le spighe mature sono il segno dei credenti che ricevono grazia su grazia, il mietitore è Colui che li raccoglie insieme, in comunità, in comunione, e la mietitura diviene la festa del raccolto e l’occasione della lode al Signore.

Non c’è ombra di giudizio, ma c’è pieno annuncio di salvezza per grazia. Alle folle stanche, sfinite, provate dal mondo, alle folle certo non innocenti, spesso anche egoiste e ingiuste, ma stravolte dal mondo, trascinate dai suoi meccanismi perversi, umiliate dai potenti, non viene annunciato l’arrivo di Colui che le spezzerà per sempre, le annienterà nella loro debolezza, ma è annunciata la sua cura verso di loro nel fasciarle, guarirle, accoglierle, perdonarle, facendogli grazia, dandogli salvezza.

urgenza

La compassione di Gesù Cristo è visibile anche nella sua urgenza di intervenire per le folle, vedendo il gran numero di persone da raggiungere.

Questa urgenza non si è fermata mai. Nel nostro presente, vediamo molta sofferenza, ingiustizia ma anche molto smarrimento. Non è solo dei tempi attuali, ma anche oggi per una ragione o per l’altra siamo in una situazione di smarrimento. E quando siamo smarriti, come pecore senza pastore, senza una guida e una direzione, senza qualcuno che si prenda cura di noi, allora siamo più stanchi e sfiniti.

Mi direte: “abbiamo sempre con noi il nostro unico e vero buon pastore“, certamente, ma alle volte ci serve qualcuno che fisicamente ci stia vicino, che umanamente ci dia una mano e ci faccia sentire meno soli. Anzi ci servono moltissimi cristiani che vadano in tutto il mondo.

operai

Ci possiamo chiedere: i cristiani non sono pochi, siamo nei nostri paesi la stragrande maggioranza, in che senso siamo pochi?

Non è solo che sono tante le persone bisognose e che anche gli stessi cristiani hanno bisogno spesso del conforto e della vicinanza degli altri. Ma il fatto è che molti cristiani hanno dimenticato, o non hanno mai saputo bene, cosa volesse dire esserlo. Il mondo ricco gira veloce e pieni di impegni e di desideri mondani ci si dimentica di Dio e della grazia meravigliosa di Cristo. E quando qualcosa va male si è come smarriti, impreparati. E ci si dimentica ancor di più di essere inviati da Gesù Cristo verso il nostro prossimo.

La preghiera perché ci siano operai per la mèsse è allora anche per noi stessi, che possiamo essere operai del Signore.

Operai! Che bello questo titolo per i cristiani. Non dotti, non altezzosi, non che si credono chissà che, ma operai.

Non coloro che si contentano delle chiacchiere, ma quelli che lavorano, che operano, che sudano, che fanno cose concrete, ma anche cose che non pensavi si potessero riuscire a fare, perché non sono da soli, ma parte di una comunità mondiale.

Non disperiamo dunque né della nostra vita né di quella dei nostri cari e nemmeno della chiesa. Siamo tanti operai che lavorano per un unico Signore. Dunque come cristiani siamo chiamati ad operare a lavorare come operai industriosi.

con quale compito?

In questo testo l’attività di Gesù è descritta come: insegnare, predicare e guarire. E di conseguenza deve essere quella degli operai che manda al suo posto.

L’insegnare è una spiegazione della Scrittura, un far comprendere il significato di ciò che è scritto in rapporto al Cristo. Nell’oggi la situazione è simile. Occorre insegnare perché le basi, l’ABC, della fede cristiana sono spesso fuorviati o ignorate o mescolate ad idee poco evangeliche.

Il predicare è annunciare che con l’arrivo di Gesù Cristo si riceve la grazia del Signore. È la potenza e la saggezza di Dio, di cui parla l’apostolo Paolo, nella predicazione della croce di Gesù Cristo.

E quella potenza della predicazione è anche guaritrice, che è uno dei segni del Messia, non ridaremo forse la vista ai ciechi, ma ci prenderemo cura dei sofferenti e degli ammalati, non in modo paternalistico, ma con un annuncio potente di vita.

Quel annuncio che risolleva le folle, che pensano che niente cambierà, e si prende cura delle persone sofferenti e ammalate e smarrite.

Preghiera per la mèsse

Tutto ciò è urgente e fondamentale, ma non è nelle nostre possibilità. Non è semplice, infatti, dinnanzi alle grandi e terribili cose del mondo, pensare di avere qualcosa da dire, e i bisogni dell’umanità sono profondi e vasti e troppe sono le sofferenze e le ingiustizie, e la rassegnazione… e la cristianità a volte è in affanno.

Essere operai del Signore dipende però dalla potenza dello Spirito santo. Non possiamo allora che pregare anche noi il Signore perché ci mandi come operai nella mèsse, dandoci forza e lungimiranza e sollecitudine amorevole verso il prossimo.

E pregarlo che mandi molti operai nella sua mèsse che portino l’annuncio che Gesù Cristo è il Salvatore, alle folle desolate, per riscattarle per la sua compassione e la sua grazia sovrabbondante. Amen