Rimettici i nostri debiti, equivale al perdonaci i nostri peccati, come nella versione dell’evangelo di Luca. Il termine debiti deriva probabilmente dall’originale aramaico del Padre Nostro, ma è molto interessante per la mentalità moderna.
Infatti, il termine peccato è spesso banalizzato, qualcosa che solo i bigotti condannerebbero. Invece se pensiamo alle nostre mancanze verso il Signore e il prossimo, ai nostri errori, come debiti verso il Signore a mio avviso si sente di più. Il Signore ci ha dato la vita, ci ha dato innumerevoli capacità e occasioni, e noi come abbiamo vissuto? L’abbiamo un po’ sprecata, questa vita, l’abbiamo concepita solo egoisticamente? Ecco allora siamo in debito con il nostro Creatore: che ci ha detto non solo di vivere bene la nostra esistenza, ma anche di mettere a frutto la nostra vita (come nella parabola dei talenti Matteo 25:14-30).
Chiedere di annullare il nostro debito è allora qualcosa di più che un perdono generico, una ripulita superficiale, è metterci in grado di vivere di nuovo, senza il peso dei debiti, senza il rimpianto di ciò che potevamo fare e non abbiamo fatto, leggeri di vivere ancora…
E questa liberazione dai debiti, lo sappiamo, grazie a Gesù Cristo nostro Redentore è per noi gratuita. La salvezza, la nostra salvezza è per sola grazia del nostro Signore. Allora c’è da guardare ai debiti che gli altri hanno verso di noi, alle colpe degli altri con uno sguardo diverso. Come posso essere un esigente creditore, come nella parabola del servo malvagio (Matteo 18:23-35), verso chi ha mancato verso di me, come non perdonare, o almeno cercare di perdonare, chi mi ha offeso o anche ferito?
Ho detto “cercare di perdonare”, perché si sa perdonare è anche più difficile di annullare un debito di denaro. Ma non dobbiamo preoccuparci, non dobbiamo cioè pensare che abbiamo rimessi i debiti solo se li abbiamo a noi volta rimessi, infatti la salvezza è solamente dovuta alla grazia del Signore.
Ma certo, chiedere perdono al Signore, chiama ad una coerenza e a una nuova visione. Non è che a me tutto sia dovuto e non è che io sia perfetto, ma anche per me c’è stato bisogno del perdono di Cristo, di Gesù Cristo sulla croce. E dunque non posso sentirmi al di sopra degli altri, né disprezzarli né esserne invidioso, ma invece devo cercare di perdonare e di collaborare con loro, in una rinnovata visione di umanità (ricordiamo che preghiamo il Padre Nostro come fossimo tutti insieme), umanità che è tutta sulla stessa barca e tutta sotto lo stesso cielo.